






SOLO DI LUOGHI
DIMENSIONI SOGGETTIVE DEL TERRITORIO
Palazzo Graziani, Città di San Marino, RSM
27 luglio – 18 agosto 2024
Una ricerca fotografica sul territorio, inteso come luogo fisico, sociale e, per alcuni, interiore. Un’opera
realizzata da otto giovani partecipanti al progetto Spazio d’Azione Visuale, curato da Giorgio Busignani, A.
Gabriele Mazza e Marco Vincenzi.
Il progetto Spazio d’Azione Visuale è stato intrapreso da un gruppo di giovani nell’estate 2023: un percorso
che ha favorito l’espressione personale attraverso la fotografia e al contempo ha permesso di formarsi sulla
storia, la tecnica e il linguaggio dell’arte fotografica. Una formazione non convenzionale che si è incentrata
sulla conversazione e il dialogo fra pari, nella logica della partecipazione sociale facilitata dai tre curatori
che ne hanno coordinato l’attività.
L’esposizione è una proposta della Giunta del Castello della Città di San Marino, sostenitrice del progetto,
nell’ambito dello SMIAF Festival e patrocinata dalla Segreteria di Stato alla Cultura della Repubblica di San
Marino, con il supporto degli Istituti Culturali.
Autori in ordine alfabetico
Michele Astolfi (Urbino, 1998)
La mappa non è il territorio
Il territorio viene inteso dall’autore come una realtà ambivalente, condivisa eppure estremamente
personale, e che dunque può non appartenere a nessuno. La mappa va nella direzione di una
rappresentazione oggettiva di un luogo, che per quanto dettagliata non può restituire la sua identità
profonda. L’insegnamento più difficile di questa osservazione è la sostanziale impossibilità di conoscere
pienamente qualsiasi territorio: accecati da mappe che sottopongono miriadi di dati, si è convinti che
queste garantiscano la conoscibilità totale del territorio. Fin dal principio abbiamo imparato a dare nomi
alle cose e a perseguire le coordinate sociali ricevute: la volontà dell’autore è interrogarsi su una
dimensione del territorio che si posizioni al di là di tutto questo. Per lo sviluppo del progetto ha indagato
dunque su territorio che presentasse una sua mappa personale, fatta di affetti, visioni familiari, ricordi. La
frase “la mappa non è il territorio”, attribuita al filosofo Alfred Korzybski, viene usata per indicare la
differenza tra rappresentazione e “realtà”.
Laura Conti (Cattolica, 1988)
Confine nudo
Quando hai vissuto quasi tutta la tua esistenza vicino a un confine di stato, impari ad attraversare linee
invisibili. Hai familiarità con i margini, adotti il ritmo della solitudine, riconosci le sembianze di promesse
incerte. I confini sono lì, che tu li veda o no: sono nelle abitudini delle persone, negli oggetti semi
abbandonati sul ciglio. Crescono lungo le strade e gli spazi vuoti, fra le case e i campi. Il confine, percorso a
piedi, è quello fra Italia e San Marino, piccolo stato indipendente nel cuore dell’Italia centrale. Le aree
suburbane, i paesaggi rurali, gli agglomerati residenziali, evocano il senso della soglia, il limite della
modernità, un tempo sospeso. Nessun indizio suggerisce se stiamo guardando il lato italiano del confine o
quello straniero. La linea è tracciata sulle mappe, la terra è silenziosamente viva.
Anna Lisa Gasperoni (San Marino, 1998)
Psyche through bodies
Un breve viaggio all’indietro, che porta l’osservatore ad immaginarsi un rapporto con chi è ritratto nelle
fotografie. Il lavoro nasce da un momento personale, articolato tra i ventitré ed i ventisei anni. Momento
che l’autrice descrive come un ancora attuale ondeggiarsi in avanti e indietro, cercando una via. Dietro di
esso c’è una difficoltà a gestire l’umore, a percepire la realtà ed un aiuto medico. La guidano due differenti
motivazioni: la necessità di ritrovare ciò che è stato, e di condividerlo per espiarlo e quella, importante, di
sfatare il mito di onnipotenza che qualcuno, forse tutti, pensano di dover rincorrere. È un pensiero
generale, dedicato ai nostri mondi interiormente condivisi, ma silenti, che cercano sé stessi e
contemporaneamente qualcuno che possa capire. Pensiero espresso grazie alla disponibilità dei
protagonisti delle fotografie e con cui l’autrice ha scambiato tante fragilità e parole. L’intento ultimo è
quello di esorcizzare il caos, che in realtà ci appartiene, e che non rappresenta qualcosa di negativo in sé,
ma anche di creativo, che va rispettato, e non solo gestito. Siamo caos. Siamo bellezza. E siamo anime che
camminano in cerchio in un territorio comune.
Fabrizio Giardi (San Marino, 1985)
Un battito d’ali
Lo spazio fisico in cui viviamo, “il territorio” del nostro vivere, in alcune circostanze si arricchisce, unisce a
sé il mondo dell’invisibile. Nel caso specifico, l’autore ha incontrato questa forma dopo aver subito una
dolorosa perdita familiare. Trovarsi fisicamente tra le piante, nel verde, gli permette di reincontrare quella
persona, che gli appare nelle vesti di una farfalla.
Marco Guidi (San Marino, 1992)
Interiors
Una serie di fotografie che prende spunto dal lavoro omonimo del fotografo americano Robert Adams,
affine all’autore nell’approccio formale e in buona parte del contenuto. Nel biennio 1973/1974 Adams
fotografò gli interni delle abitazioni degli americani, specialmente in Colorado, per mostrare la loro
condizione sociale, il modo in cui vivevano e consumavano. L’intento di questo progetto è indagare il
concetto di “sammarinesità”,
cercandolo tra i segni e, in particolare, nell’arredamento interno delle abitazioni posizionate sul suolo
sammarinese, sia di persone giovani che meno giovani. L’indagine indica questa idea e le sue forme – una
idea ereditata dalla cultura del passato e che si evolve, trasformandosi o andando in continuità nel futuro –
senza escludere gli aspetti più naturali e nascosti che si racchiudono dietro a questo concetto.
Nina Macina (San Marino, 2008)
Storie in movimento
Vivere un luogo significa abitarlo, oppure percorrerlo, dedicando attenzione e tempo allo sguardo che lo
attraversa. L’autrice di queste fotografie è molto giovane ma altrettanto attenta alle cose che osserva, che
in lei si fanno pensiero, poi riflessioni, mentre percorre alcune strade che attraversano luoghi meno noti nel
centro storico di San Marino. In questo modo si fa strada in lei l’idea che tutte le cose che osserva mostrino
una storia, che non è solo quella della cosa in sé, ma anche quella di chi la osserva. Ogni oggetto che si pone
di fronte allo sguardo è uno stimolo per la memoria e per la costruzione di storie, tante quante sono le
persone che si soffermano ad osservare quel luogo, quell’angolo, quel particolare oggetto che desta la loro
attenzione, modificandosi così nel tempo, attraverso il pensiero di chi guarda.
Gionata Santi (San Marino, 1985)
Luoghi immaginati
Immagini di strutture ricreative, di manufatti artistici, di strumenti ormai obsoleti esposti come sculture,
percorsi di accesso, di passaggio, di uscite. Sono ambienti normalmente utilizzati nel tempo libero per
attività di svago e sportive, quindi ben note ai frequentatori. La scelta di fotografare questi luoghi in
assenza totale di persone, con la nebbia che nasconde, svela, che amalgama gli elementi della scena
alterandone le distanze e le forme, nasce da un’emozione interiore tradotta in ricerca estetica. Le
fotografie esposte sono state scattate a pochi chilometri da casa dell’autore, per scelta libere da riferimenti
espliciti in modo tale da permettere a chi le osserva di cercare, ciascuno a modo suo, emozioni, risposte,
domande…
Fulvio Zambianchi (Cesena, 1975)
“… ove, andando, ci accompagna, l’azzurra vision di San Marino …”
L’operazione sviluppata dall’autore nasce dal fatto di essere cresciuto e aver vissuto a San Mauro Pascoli,
un luogo che sente molto vicino a sé, con particolare riferimento a quanto viene espresso nella poesia di
Giovanni Pascoli Romagna, nel verso “il paese ove andando ci accompagna l’azzurra vision di San Marino”.
A San Mauro Pascoli il Monte Titano risulta come una presenza azzurra ed amichevole sullo sfondo di ogni
sguardo portato verso monte, una compagna della vita quotidiana. Di ritorno da un viaggio o da periodi di
lontananza, la comparsa del Titano all’orizzonte rappresenta una sensazione di ricongiungimento con la
sicurezza, con la tranquillità e con l’aria di casa. Questo progetto visuale nasce dal girovagare alla ricerca di
scorci del Monte Titano, che si inserisce sullo sfondo di ogni fotografia come una presenza “azzurra” e
gentile, che al tempo stesso è un riferimento iconico che acquieta l’animo dell’autore. Fotografie con cui ha
inteso toccare i luoghi della sua infanzia e dove ha lavorato e vissuto, anche se alcune viste impresse nella
sua memoria non saranno mai più accessibili alla realtà del presente, perché edifici ed opere di varia natura
hanno nel frattempo occultato la vista del Monte Titano a cui è legato.